LiveWine Milano 2019 – il vino nella sua naturale vitalità

Al Palazzo del Ghiaccio ogni anno si danno appuntamento oltre 150 produttori italiani ed esteri che lavorano con metodi agricoli rispettosi della terra e della naturale vitalità del vino. Roberto ci racconta il Livewine Milano accompagnandoci tra i banchi di assaggio alla ricerca di novità ed eccellenza. Buona lettura!

 

Il Livewine Milano è il secondo evento enoico di questo 2019 per il Wineteam Papilla.

Location dell’evento il Palazzo del Ghiaccio di Milano di via Piranesi, un bellissimo esempio di Liberty che con le eleganti strutture portanti in ferro, le vetrate luminose e il bianco candido degli ambienti costituisce uno spazio ideale per una poter degustare ed apprezzare il vino. Questo edificio, che venne costruito nel 1923 proprio per ospitare competizioni sul ghiaccio, dal dopo guerra fino al 2002 è stato teatro di importati eventi sportivi e culturali, tra i quali mi piace ricordare il concerto dei Pink Floyd nel 1971. L’attuale configurazione è frutto di un attento restauro degli spazi interni tra il 2002 ed il 2007.

L’organizzazione dell’evento porta sui banchi di assaggio vini che vengono prodotti ed imbottigliati direttamente da chi segue il lavoro in vigna ed in cantina, senza ricorrere a terzisti. Le uve di questi produttori, rigorosamente vendemmiate a mano, provengono da vigneti condotti nel rispetto della natura senza utilizzare prodotti di sintesi.

I vini devono presentare un contenuto di solforosa ridotta ad 1/3 rispetto ai valori permessi dalla legislazione vigente, ovvero per i rossi 50 mg/l contro 150 mg/l, per bianchi e rosati 70 mg/l contro 200 mg/l, ed infine per i vini dolci 100 mg/l di solforosa totale contro valori che possono variare da 200 ai 300 mg/l in relazione alla tipologia di vino.

Altro parametro preferenziale è, come pocanzi accennavo, una conduzione della vigna che rispetti la natura favorendo la biodiversità del vigneto, un equilibrio ecosistemico dal quale nascono vini unici ed autentici.

Tutto questo per dire che Livewine è un evento con un altissimo livello di qualità dei prodotti, e che i vignaioli veri che vi prendono parte hanno una voglia matta di far scoprire e raccontare i loro vini. Le loro storie ed aneddoti di vigna sono splendidi, per cui se ve lo siete perso quest’anno vi consiglio di metterlo già da ora nel calendario degli appuntamenti “Must” per il 2020.

Prima di passare alle cantine ci tengo a fare un saluto speciale agli amici friulani di Villa Job e ai siciliani di Eno-Trio, con cui è sempre un piacere scambiare 4 chiacchiere ed incrociare i bicchieri: cantine da non perdere assolutamente, straconsigliate!

Live Wine Milano 2019

Ed ora via con gli incontri più significativi di questo Livewine 2019.

Marco de Bartoli Papillamonella live wine 2019

MARCO DE BARTOLI (Sicilia tra Marsala e Pantelleria): Storia e Tradizione

Appena entrato nell’immensa sala bianca con tutti i banchi d’assaggio pronti ad accogliermi, non ho avuto esitazione alcuna è mi sono diretto con il bicchiere in resta verso una delle famiglie “mito” dell’enologia italiana, ovvero la famiglia De Bartoli.

Al banco Sebastiano ci accoglie con un sorriso aperto e ci domanda a bruciapelo “da dove iniziamo? E così parte il nostro viaggio nella storia e nella tradizione vitivinicola siciliana.

Si parte con i vini della cantina storica dell’azienda, situata nell’antica contrada Samperi di Marsala, dove si producono i vini a base Grillo.

Terzavia è il metodo classico di casa de Bartoli, un Brut Nature di grande finezza ed intensità, con profumi e sapori che parlano del territorio: note salmastre che si fondono con le parti dolci di frutto maturo ed a pennellate aggrumate, con leggere sensazioni ossidative. In bocca è pieno e sapido, lungo con una gradevole nota tostata di arachide

Si continua con il Terre Siciliane Grillo IGT “Integer” e il Terre Siciliane Zibibbo IGT “Integer”: vini integri per l’appunto, pura espressione del vitigno e del territorio, dove l’uomo è solo il custode attento dei processi.

Il Grillo ha un bouquet olfattivo ricco ed elegante, dove ritroviamo tutte i profumi degli agrumi di Sicilia, l’albicocca, leggere note mandorlate, il tutto sotteso da freschezza e mineralità. In Bocca è fresco, sapido, molto appagante! L’Integer a base zibibbo è un’anticipazione della produzione che viene svolta sull’isola di Pantelleria, ed è un vino che muove invece su note più aromatiche, tipiche del vitigno, con connotati di mineralità, sempre riportando al naso profumi freschi di frutta matura.

E così arriviamo al “Vecchio Samperi”, etichetta con la quale la famiglia De Bartoli ha dato nuovo impulso alla tradizione dei vini di Marsala, adottando l’antico metodo di affinamento mediante travasi, meglio conosciuto come metodo perpetuo (in Perpetuum), mediante il quale si produceva il vino a Marsala prima dell’avvento della fortificazione introdotta dai Britannici alla fine del 1700.

Vino esagerato a partire dal colore, un ambra luminoso, per proseguire al naso, con profumi ampi e complessi che spaziano dalla frutta secca, all’amaretto, caramello, cioccolato, albicocche disidratate, miele…..Impedibile!!

E dalla contrada Saperi ci spostiamo sull’isola di Pantelleria nella zona di Bukkuram, dall’arabo “Padre della Vigna”, dove i De Bartoli, coltivano le uve Zibibbo per vini passiti da leggenda!

Il BukkuramSole di agosto 2016” vuole proprio sancire l’indissolubile legame tra il sole ed il vino passito: nonostante si possa definire un vino “giovane” ti travolge con la sua carica di frutta candita, cedro, bergamotto, dattero, fico, rimanendo allo stesso tempo fresco e balsamico.

E se il Sole di Agosto ti travolge, il Bukkuram Padre della vignaè il passito delle grandi annate che ti scuote ed agita intimamente, per poi cullarti dolcemente come una morbida carezza: è un vino che non si può descrivere, va vissuto! Questa è una cantina che meriterebbe un intero articolo, e forse non si avrebbe comunque abbastanza spazio per descriverne la grandezza: un incontro che vale tutto il Livewine, a cui devo un grande grazie per avermelo permesso.

Prometto che da ora in poi sarò molto più sintetico ed essenziale nella descrizione delle cantine e dei vini, quindi via alla carrellata.

Emidio Pepe by Papillamonella LiveWine 2019

EMIDIO PEPE (Abruzzo): solidità ed essenza

Azienda storica abruzzese in regime di biodinamica che ha reso grande il Montepulciano di Abruzzo nel mondo, la cui filosofia di produzione è quella di mantenere integre le caratteristiche dell’uva, vinificando in cemento senza passaggio in legno, e lunghe, lunghissime permanenze in bottiglia per l’affinamento dei vini rossi.

Abbiamo provato i loro bianchi, sia il Trebbiano e che il Pecorino: vino molto freschi, delicatamente floreali, di fiore appena sbocciato e sentori polline, subito pronti per il bicchiere tra i quali non ho una preferenza in quanto li trovo a pari livello.

Per il Montepulciano si è potuta fare una mini verticale di 4 annate, 2017, 2015, 2010 e 2001: Tutte espressioni fresche del varietale, per le quali mi aspettavo una differenza un po’ più marcata tra le diverse annate, ed invece non dimostrano gli anni che li separano. Vino che ama il lungo affinamento in bottiglia, anzi direi che la pazienza di lasciarlo in cantina non può che premiarci e permetterci di provarlo nella sua massima espressione: quanto lasciarlo…il più possibile.

Le More BIanche by Papillamonella LiveWine 2019

LE MORE BIANCHE (Piemonte): Capacità e ed amore “Paterno” per la vigna

Siamo nel Roero, più precisamente a Magliani Alfieri. Dopo aver ascoltato la storia di questa piccola cantina (poco più di 2 ettari di terreno coltivati metà a barbera e metà a nebbiolo) non posso che provare ammirazione e simpatia per Alessandro. Per diversi anni ha lavorato come consulente di diverse cantine della zona, e quando ha deciso di aprire una cantina tutta sua dove produrre il suo vino ha subito abbracciato l’idea di gestire la terra come una volta, orientandosi di fatto alla biodinamica.

Fermentazione a cappello sommerso e rimontaggi dosati in relazione all’esigenza della fermentazione, poco utilizzo del legno, per non andare a coprire le caratteristiche dell’uva, per passare di recente a contenitori in ceramica che permettono la necessaria micro-ossigenazione rimanendo neutrali rispetto al gusto del vino.

Ebbene il risultato sono vini di grande morbidezza, equilibrio ed integrità di frutto.

Prima bottiglia, un Barbera spumantizzata rosè, un inizio veramente promettente: un metodo classico fatto quasi per gioco ma che nel bicchiere si rivela di grande finezza e delicatezza.

Ottime le due Barbera d’Alba, quella base e la Superiore, entrambe caratterizzate da un bel bilanciamento tra i tannini, molto delicati, e l’acidità insita nella barbera che risulta bene amalgamata alla struttura. Bella la sensazione di succosità del frutto: trovo una grande mano in questa interpretazione del varietale.

Il Roero è un vino proprio ben fatto, un bombardone da 14.9 % di alcol, che nella sua giovinezza per questo tipo di vini denota già una grande bilanciamento, che quando troverà il suo giusto punto di equilibrio sarà uno di quei vini che vorreste avere in cantina.

Piccolo aneddoto: il nome della cantina deriva dall’enorme gelso secolare che sorge nel cortile della casa e che tra maggio e giugno produce i suoi frutti, le mori bianche del gelso.

Divella by Papillamonella LiveWine 2019

DIVELLA (Lombardia): l’ambizione e la finezza pas dosè

Questa piccolissima cantina, rispetto ai grandi numeri della Franciacorta, si trova a Gussago con i suoi 2 ettari di vigna in affitto, e produce circa 7000 bottiglie l’anno: Alessandra ne è la giovanissima vignaiola con l’ambizione di produrre grandi spumanti al di fuori delle zone più pregiate dell’areale, aspirazione più che giustificata provati i suoi vini.

Le tre etichette presentate sono tutte pas dosè, e nonostante le diversità dovute alle peculiarità del vitigno è possibile riconoscere caratteristiche che li accumunano e che rappresentano la firma della vignaiola: bollicina fine e persistente, con una schiuma avvolgente, acidità tagliente al punto giusto ed un finale molto godibile che richiama il frutto.

I vini provati sono un il Blanc de Blancs, Chardonnay con permanenza sui lieviti di 30 mesi, croccante floreale con delicate note fruttate, il Clo Clo Rosè da une Pinot Nero, anche lui con 30 mesi di permanenza sui lieviti, più morbido del precedente, con note di frutta più marcate, susina e mela cotogna, per finire con la riserva, un Blanc de Noir, da uve Pinot nero vinificate in bianco, 60 mesi sui lieviti, spumante vigoroso e delicato allo stesso tempo.

Casa Wallace by Papillamonella LiveWine2019

CASA WALLACE (Piemonte) – Il Dolcetto che non ti aspetti.

Mai provato nella mia vita il dolcetto di Ovada che conoscevo solo per sentito dire, ma con questa azienda agricola biodinamica sono riuscito anche a farmi una bella panoramica di questa denominazione.

Piacevolmente impressionato dai loro Dolcetti Rosè, sia nella versione ferma, che in quella frizzante ottenuta da mosto congelato della base ferma: fiori secchi, piccoli frutti rossi, vini beverini che non devono però ingannare, in quanto dietro ad un aspetto facile ed informale nascondono una gradazione alcolica di tutto rispetto (13.9°!)

Per completare il quadro una bella verticale di Dolcetto di Ovada Superiore DOCG 2016 2013 e 2011! L’evoluzione porta il 2011 ad un bel equilibrio ed armonia: rosso rubino, vinoso ed asciutto, morbido, fruttato e con un finale leggermente ammandorlato.

Musella by Papillamonella LiveWine2019

MUSELLA WINERY (Veneto): il piacere che valse l’attesa.

Non sono mai stato un grande estimatore dell’Amarone, trovandolo a mio gusto personale un vino troppo piacione ed al quale, per rimanere nello stesso areale di produzione, ho sempre preferito una buona Valpolicella, Superiore o Ripasso. Probabilmente non ho mai avuto la fortuna di incrociare nel bicchiere la bottiglia giusta.

Ebbene, solo gli stupidi non cambiano idea, ed è stato un vero piacere fermarsi al banco di assaggio della Cantina Musella e riappacificarmi con questo vino.

Per fare la bocca si iniziata con un Valpolicella, per il quale i miei occhi si sono spalancati in un’espressione di approvazione data la finezza ed equilibrio del vino.

L’Amarone 2013 è risultato un vino molto dinamico nella beva con una bella spalla acida armonizzata ad una struttura di vino pieno e vigoroso: alla caratteristica nota di amarena si aggiunge una sottile speziatura, dolce e intrigante, con un finale fresco e balsamico.

Nella versione Riserva 2012 emergono note più mature, il sorso diventa più vellutato e morbido, ritrovandoci sempre quella vena acida che lo completa e gli dona dinamicità.

Il Recioto è da urlo, per nulla banale estremamente divertente nel suo alternarsi di sensazioni dolci, acide, balsamiche….un vino per il quale si può osare anche qualche abbinamento in cucina che non sia la scontata pasticceria secca: e quì la sfida che ci ha lanciato Maddalena, di trovare un abbinamento fuori dagli schemi per il suo Recioto…per me un risotto con cacciagione di piuma suona bene.

Azienda Agricola Diana by Papillamonella LiveWine2019

AZIENDA AGRICOLA DIANA (Calabria) – Unicità

Da un capo all’altro dell’Italia enoica per un veloce tuffo in Calabria, a Saracena in provincia di Cosenza, dove troviamo l’azienda Agricola Diana con il suo Rosso Mileo, vino attenuto da uve Lacrima, o Magliocco Dolce, prodotto abbastanza secco di impatto fruttato e di sorso pieno e vigoroso, con un tannino docile che si rivela solo sul finale.

Anacarni by Papillamonella Live Wine 2019

ANCARANI (Emilia Romagna) – Valorizzazione della tradizione

Passando davanti al banco d’assaggio di questa cantina di Faenza insolitamente vuoto (al Mercato Fivi di Piacenza era letteralmente preso d’assalto dagli appassionati) non mi sono lasciato scappare l’occasione.

Uno dei vitigni principe di questa zona è l’Albana, di cui ho provato 2 diverse espressioni: il primo è il Perlagioia – Albana di Romagna DOCG, vino caratterizzato da sentori di frutta a pasta bianca e gialla (melone e pesca), con sfumature aggrumate e richiami floreali. Secco asciutto, minerale ed equilibrato.

Il secondo è il Sânta Lusa – Albana di Romagna Secco DOCG, vino che fa una breve macerazione sulle bucce di qualche giorno, che permette una maggior estrazione di sostanze dall’acino conferendo più profondità e ricchezza ad un vino che si mantiene sui toni fruttati e floreali

Passando ai rossi mi ha colpito il Centesimino, o Savignon Rosso, vitigno autoctono della zona che conta un numero molto piccolo di produttori, se non ricordo male 8: incipit floreale che vira su note più decisamente fruttate, sorso elegante fresco e molto piacevole. A chiudere i vini della cantina l’Indigeno – Trebbiano frizzante sui lieviti, un rifermentato in bottiglia brioso, fresco, forse un pochino rude al primo impatto in bocca, ma che mi ha letteralmente conquistato per la sua bevibilità.Terre a Mano by Papillamonella Live Wine 2019

TERRE A MANO (Toscana): Vigore e potenza

Ultima cantina che voglio presentarvi, su imbeccata di un appassionato di vini conosciuto girovagando per i banchi d’assaggio, è l’azienda Terre A Mano, il cui nome sembra un po’ evocare le caratteristiche dei suoi vini, forti vigorosi come deve essere il contadino che con le sue mani accudisce la terra che ospita le sue vigne.

Due le bottiglie degustate, e che alla fine della giornata sono venute via con me, ed ora fanno bella mostra di sé sulla rastrelliera in cantina: il primo è Carmignano DOCG 2015, da uve Sangiovese 75%, canaiolo nero 10%, cabernet sauvignon 15%.

Raccolta differenziata in relazione all’effettiva maturazione delle uve e se non ricordo male la vinificazione dei diversi vitigni avviene separatamente con assemblaggio successivamente delle masse prima dell’imbottigliamento.

Quello che ne esce è un vino dal colore rosso rubino inteso impenetrabile, dal carattere forte, vigoroso, che si esprime sulle note di frutta rossa, confettura di ciliegie, leggere note speziate. Denso ed inteso, prepotentemente profondo: ora riposa in cantina…..tra qualche anno ne riparliamo!

Il secondo è un bianco, il Sassocarlo Terre a Mano – Bianco IGT Toscana 2016, trebbiano toscano 80%, malvasia 20%. Anche qui siamo di fronte ad un vino di grande potenza espressiva con personalità da vendere, sorso pieno e ricco, concreto ed appagante: gran bel bere.

Infine alcuni menzioni di merito per alcune cantine delle quali ho potuto assaggiare i vini al volo, in chiusura di evento, senza quel necessario, almeno per me, momento di confronto con il vignaiolo che mi permette di comprendere al meglio ciò che ho nel bicchiere. Della serie “Cantine da riprovare alla prossima occasione”.

E quindi:

Weingut In Der Eben (Alto Adige): da provare i loro bianchi, gewurtztraminer e sauvignon su tutti, ma anche le diverse declinazioni della Schiava.

Azienda agricola Meggiolaro (Veneto): Durello Corte Roncolato Brut Nature, quando trovate uno spumante da uve Durella non esitate a provarlo…..potenzialità enorme!

Damijan (Friuli Venezia Giulia)…peccato non aver avuto più tempo da dedicare ad un produttore storico friulano come Damijan Podversic, con i suoi vini di grande vigore e complessità.


L’appuntamento con Roberto è con il prossimo articolo, che verrà pubblicato nella sezione “Storie di vino” del Magazine.

Se ci sono temi particolari che vorresti approfondire lascia un commento qui sotto, Roberto sarà felice di confrontarsi con te


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