Villa Persani di Silvano Clementi – vitigni resistenti e naturalità

Silvano Clementi di Villa Persani è come il suo vino: schietto, visionario, indipendente.

Ci ha accompagnati in un viaggio di scoperta tra le sue vigne, il suo pensiero e la sua cantina. Mr B ci racconta un vignaiolo che vive la viticultura dall’altro punto di vista. 

Ciò che più mi affascina nel mondo del vino sono le persone che stanno dietro ad una bottiglia: i vignaioli con i loro sguardi fieri e profondi, le mani segnate dal lavoro in vigna, le storie cariche di energia positiva, i pensieri e preoccupazioni per i fattori atmosferici. Trovo affascinante poter incontrare un vignaiolo nel suo mondo, visitare la sua cantina, passeggiare tra i filari del vigneto ed assaporare con lui il frutto del suo lavoro.

Silvano Clementi è uno di quei personaggi  con il quale vale la pena scambiare 4 chiacchiere, forse anche più di 4: dopo un primo fugace incontro nell’estate del 2018, ci siamo ritrovati al mercato dei Vignaioli Indipendenti di Piacenza. In quell’occasione ho avuto la netta sensazione di aver incrociato il bicchiere con una bella realtà vitivinicola in grado di coinvolge attraverso i  vini e la storia aziendale.

Di lì la promessa di trovare l’occasione per una visita in cantina.

Ci troviamo a Pressano, Frazione del Comune di Lavis a nord di Trento, sul versante est della Val d’Adige.

L’area collinare che abbraccia l’abitato è una zona ideale per la produzione di vini bianchi: l’esposizione ad ovest garantisce un buon irradiamento solare durante tutta la giornata, le colline lungo le cui pendici sono disposti i filari vitati si ergono come scudi contro le correnti fredde che provengo dalla retrostante val di Cembra, mentre le correnti che durante le ore serale arrivano dalla zona del Garda favoriscono una buona ventilazione a tutto vantaggio della salubrità delle viti e dei loro frutti, nonché una certa escursione termica che, durante la maturazione dell’uva, permette una migliore concentrazione delle sostanze all’interno dell’acino.

La fascia vitata si estende tra i 200 e 400 metri sul livello del mare e la morfologia del territorio risulta segnata dal susseguirsi di ripidi pendii, incisioni, dossi, che ne disegnano i versanti determinando di fatto la frammentazione e delimitazione delle proprietà, fazzoletti di terra sottratti alla montagna dall’attento lavoro dei vignaioli per creare le condizioni ideali alla crescita delle viti.

L’azienda Villa Persani nasce nel 2006 dal desiderio di Silvano di assecondare da un lato la sua naturale inclinazione all’agricoltura, dall’altro di completare il suo percorso formativo sviluppatosi prima come studente e poi come ricercatore presso l’istituto Agrario di S. Michele all’Adige – Fondazione Edmund Mach, approfondendo gli studi per la selezione di vitigni resistenti.

Durante questo periodo avvia le prime sperimentazioni di vinificazione e contemporaneamente viene ricavata nell’interrato della casa di famiglia la cantina: “Bon, adess’ che ghò la struttura fago el Vin” chiosa Silvano raccontandoci la sua storia. I primi anni sono di duro lavoro, si lavora la terra, si recuperano i meleti e le vigne apportando nuovi impianti e, ricostruito l’equilibrio naturale delle culture si passa alla vinificazione delle uve.

Il 2014 è l’anno i cui Villa Persani fa i suoi primi passi nel mondo del vino con una produzione di nicchia, solo 4000 bottiglie, ma è già chiara l’impronta che Silvano vuole dare ai suoi vini: vini di territorio prodotti nel pieno rispetto della natura, al bando qualsiasi prodotto di sintesi ed una conduzione della vigna in pieno regime biologico, con impiego minimo e solo alla necessità di rame e zolfo.

È quello che Silvano definisce “l’altro punto di vista”, il desiderio di svincolare il sistema agricolo dal comparto chimico in quanto l’applicazione dei prodotti di sintesi ha portato ad impoverire la terra togliendogli la naturale fertilità.

silvano clementi villa persani L’introduzione dei vitigni resistenti è di fatto una logica conseguenza a questo pensiero che contribuisce a ridurre l’impiego anche del rame e dello zolfo, prodotti consentiti nella conduzione biologica del vigneto.

Cosa sono i vitigni resistenti?

Si tratta di varietà di piante, ottenute attraverso incroci per impollinazione direttamente sul fiore della vite, che hanno una elevata resistenza agli attacchi funghivi della vite, quali   peronospora e l’oidio. Sono vitigni conosciuti anche come “super-bio” proprio perché permettono di eliminare del tutto o quasi i trattamenti anticrittogamici e di produrre quindi vini di altissima qualità nel totale rispetto dell’ambiente circostante. Per approfondire, ti invito a visitare il sito PIWI – acronimo del termine tedesco acronimo di pilzwiderstandfähig, vitigni resistenti ai funghi.

In Silvano è forte l’idea che si debba tornare a coltivare la terra come una volta e riportare i vigneti là dove sono sempre stati e dove ci sono le condizioni ottimali per ottenere dei grandi vini di territorio, ed in questo forse sta l’aspetto più affascinante e romantico del suo lavoro: dal 2014 ha avviato un’operazione di recupero di terreni collinari attorni a Pressano, un tempo vitati ed abbandonati negli anni ’20 per portare le culture nella più comoda piana dell’Adige.

silvano clementi vitigni resistenti

Terreni impervi, oggi boscati, vengono riconvertiti con fatica e sudore a vigneto, con interventi di bonifica delle aree, realizzazione di terrazzamenti con muretti a spacco e muraglioni di contenimento dei terrapieni.

Questa per Silvano è una vera e propria vocazione, o come la definisce lui una “Malattia…. perché bisogna essere un po’ matti per affrontare questi sacrifici che sono tuttavia necessari affinché si possa mettere a frutto la propria dote”. Una filosofia di vita basata sull’essenziale, un vivere a stretto contatto con la natura e nel rispetto del proprio territorio: “io dico sempre che sono Pressano di Mente… vivo a Pressano e qui si deve fare vino perché è una terra vocata per questo. La mia dimensione è quella dell’azienda famigliare: non mi interessa crescere, avere dipendenti e fare più soldi, io voglio essere soddisfatto ed appagato da quello che faccio…il Vino deve essere buono e prodotto nel rispetto della natura e rappresentare il territorio”.

Camminando attraverso i suoi vigneti si respira un’atmosfera molto “Naturale”, le erbe spontanee di montagna si sviluppano tra un filare e l’altro, di tanto in tanto spuntano piantine di erbe aromatiche, timo tradizionale e timo serpillo, rosmarino, ma anche piante grasse e fiori che sua moglie Veronica pianta di tanto in tanto tra un filare e l’altro.

villa persani vigna e vitigni

Lavoro principalmente manuale, se non addirittura integralmente manuale come nel nuovo vigneto preso in gestione in località Sorni, per via della forte pendenza che rende impossibile il transito con mezzi a motore.

Biologico oltre il biologico

Villa Persani opera in uno stretto regime biologico sia per la coltivazione che per la trasformazione dei propri prodotti, ed oltre alla certificazione BIO dal 2016 ha conseguito anche la certificazione di vino Bio-Vegan, in quanto per coerenza con la loro filosofia di rispetto della natura non sono impiegati alimenti, ingredienti, coadiuvanti e ausiliari di origine animale, nonché di coadiuvanti tecnologici, filtri, membrane e altri ausiliari di fabbricazione di origine animale.

Bassissimo il ricorso ai solfiti aggiunti….dell’ordine dei 30 mg/l……praticamente zero se confrontati ai 150 mg/l permessi dal regolamento per la certificazione BIO.

E dopo avere aiutato ad etichettare una piccola partita di bottiglie ci siamo fatti un giro nella piccola cantina che, come in quasi tutte le aziende a conduzione famigliare, è stata ricavata all’interno del nucleo abitativo con una struttura di tipo “verticale” che, dalla pressatura alla botte, consente di gestire tutta la filiera di produzione del vino per gravità, senza impiego di pompe e travasi; le pompe entrano in azione solo alla fine per riportare il vino dalla sala botti al piano superiore per l’assemblaggio e l’imbottigliamento finale.

villa persani vitigni resistente e cantina

I vini

E ora via agli assaggi, direttamente dalle botti di affinamento:

Pinot Grigio 2018 (Performance) in maturazione all’interno di barrique di acacia di 3° e 4° passaggio, con una previsione di andare in bottiglia per l’agosto 2019: vino che presenta già ben definite le sue caratteristiche, naso fine ed inteso, fruttato con sentori dolci di miele, leggera nota tostata che ritroviamo anche in bocca insieme alla sensazione di dolcezza che si armonizza ad una bella parte minerale ed una sottile vena acida. Ma attenzione Il residuo zuccherino è 0, la sensazione dolce è tutto merito della qualità delle uve….ci trovo grande equilibrio, aromonia e finezza….tanta roba, un cavallo di razza!

Teroldego per Lagrein 2018, vitigno IASMA ECO1, dovrebbe stare in botte ad affinare per almeno un anno, anche se le ragioni di mercato potrebbero portarlo ad un imbottigliamento anticipato. Molto simile al Teroldego per la parte aromatica , anche se si perde la sensazione di croccatezza del frutto, qui si va un po’ più verso  sentori maturi, ma con un’anima tannica un po’ più decisa, rimanendo comunque sottile e poco invadente. Giudizio che lascia il tempo che trova in quanto si tratta di un vino ancora in evoluzione che abbiamo provato ad una temperatura non ideale.

villa persani metodo naturale senza solfiti

Poco altro da aggiungere per questa azienda agricola: consapevolezza, tradizione e naturalità sono le tre parole chiave che possono raccontare in sintesi Villa Persani.

Non smetterò mai di seguirli e, quando capiterà l’occasione, non esiterò dal passare a trovarlì perché il contatto con queste persone è una ricchezza che non voglio perdere e smettere di comunicare, è la linfa vitale che mi porta a conoscere sempre più a fondo questo fantastico mondo del vino: Grazie Silvano e Veronica per tutto e alla prossima puntata, magari quando finirete i lavori di ristrutturazione della cantina e della sala di degustazione

Concludo segnalandovi altri 3 vini che, oltre a quelli degustati in cantina, se vi capita dovete assaggiare:

RÆTICA NOSIOLA – IGT Vigneti delle Dolomiti: vitigno autoctono del trentino conosciuto fin dai tempi antichi dei Romani, di cui si ha traccia dagli scritti di Plinio il Vecchio come uva più diffusa a bacca bianca nella “Raetia”, un’antica provincia dell’impero romano che spaziava dalla Svizzera, all’Austria e all’Italia del Nord.

Questo vino nasce da vigneti abbandonati ma ripristinati e piantati a Nosiola selezionata da piante di 120 anni franche di piede. Matura per il 50% in botti di acacia ed il restante 50% in acciaio, con affinamento in bottiglia di 6 mesi.

Vino a bassa gradazione, 10.5%, leggermente aromatico, con una gradevole armonia tra sapidità e dolcezza, e dalla caratteristica nota tostata di nocciola

AROMATTA: couvèe di varietà resistenti, è un vino bianco dal sentore aromatico, per la produzione delle uve sono stati limitati al massimo i trattamenti antiparassitari a base di Zolfo e Rame che non superano i tre interventi, mentre la vinificazione e la successiva maturazione avviene tutta in acciaio.

Vino di grande impatto olfattivo, frutta esotica che si fonde con sensazioni più Italiane di mela ed agrumi.

Minerale e sapido con un sorso morbido e vellutato

SILVO vino spumante ottenuto con rifermentazione in bottiglia indotta attraverso l’aggiunta di succo d’uva per la parte zuccherina. Vino informale da bere come aperitivo


L’appuntamento con Roberto è con il prossimo articolo, che verrà pubblicato nella sezione “Storie di vino” del Magazine.

Se ci sono temi particolari che vorresti approfondire lascia un commento qui sotto, Roberto sarà felice di confrontarsi con te


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